martedì 11 luglio 2017

Dal 30 aprile 2017 diminuisce il tetto delle soglie per accedere al SIA (Sostegno all'Inclusione Attiva)

DI ROBERTA DI VINCENZO - La Costituzione della Repubblica Italiana considera il lavoro strumento fondamentale e indispensabile per la realizzazione economica, sociale e personale del cittadino.
Penserete che sono solo parole, e in effetti, data la situazione degli ultimi trent'anni, come non darvi torto, ma se riflettete sul legame tra i provvedimenti intrapresi dalla politica e i principi fondamentali custoditi nella nostra Carta costituzionale, vi accorgerete del filo conduttore che li unisce.

Ecco gli articoli che parlano proprio di questo:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”

Articolo 2 , Costituzione della Repubblica Italiana.
 
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”
Articolo 4, Costituzione della Repubblica Italiana.
Il primo sancisce il dovere dello Stato a garantire i diritti inviolabili dell’uomo che divide in due gruppi quelli che vengono in rilievo nei confronti dell’uomo singolarmente e quelli invece che riguardano l’individuo all'interno della collettività.

È per tale ragione che il Governo ha approvato il piano di contrasto alla povertà, per dare attuazione ai doveri che lo Stato ha nei confronti dei cittadini meno fortunati che versano in condizioni di difficoltà economica e lavorativa.

L’articolo quattro, non è stato inserito lì per caso, ma come avrete letto, riconosce il diritto al lavoro, nel senso più ampio di generica possibilità ad avervi accesso, attraverso la possibilità di scegliere l’attività lavorativa più idonea alla capacità fisiche e intellettuali di ciascuno.



Così, al fine della realizzazione dei disposti normativi costituzionali, tra le tante iniziative, la legge di stabilità per l’anno 2016, la n. 208 del 28 dicembre 2015, dispone all'art. 1, comma 386, un Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale che mette a disposizione finanziamenti previsti per un piano triennale da distribuire alle famiglie meno abbienti e che vivono in condizioni di precaria stabilità economica al fine di contrastare la povertà.

I nuclei familiari ammessi devono avere almeno un figlio minorenne o con disabilità, e devono aderire al progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa, sostenuto dai servizi sociali del Comune in collaborazione con gli altri servizi del territorio (ad esempio, i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole), e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità.

In concreto, questo progetto si pone l’obiettivo far uscire la famiglia dalla condizione di povertà al fine di renderla autonoma.

Le attività in concreto svolte sono molteplici e tendono tutte ad avvicinare il più possibile i componenti della famiglia al mondo del lavoro. A titolo esemplificativo, le attività variano dal semplice contatto con i servizi sociali, alla ricerca attiva di lavoro, all'adesione ai progetti di formazione, per gli adulti; per i più piccoli, invece, si punta soprattutto sull'impegno e sulla frequenza scolastica.

Le modalità di attuazione del programma, dunque, mirano al reinserimento sociale dei singoli membri della famiglia attraverso lo svolgimento di attività lavorative o di preparazione al mondo del lavoro.

Significativo, infatti, è l’ampliamento dei soggetti beneficiari disposto con il Decreto Interministeriale del 16 marzo scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 99 del 30 aprile 2017, che nello specifico, abbassa a 25 punti (dagli iniziali 45), il tetto per accedere al predetto beneficio.

I requisiti familiari sono tutti verificati nella dichiarazione presentata ai fini ISEE.

Siamo tutti consapevoli delle difficoltà di accesso al mondo del lavoro ma è pur vero che non bisogna confondere la tutela che la nostra Costituzione offre al cittadino con le scelte di indirizzo politico adottate nel corso degli anni dai singoli Governi.

Il Consultorio dei diritti MIF è a vostra disposizione per approfondire con schede pratiche le modalità e gli Uffici presenti a nel Comune di Palermo presso i quali recarsi per presentare la documentazione idonea ad accedere al programma. (clicca qui per comunicare subito con noi)

Nel frattempo, vi segnalo i link dove troverete i dettagli della SIA:

http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_Assessoratofamigliapolitichesocialielavoro/PIR_DipLavoro/PIR_SIASostegnoInclusioneAttiva
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ROBERTA DI VINCENZO - Nata a Palermo nel 1987, dopo la maturità classica, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dove si laurea nel 2014. 

Nel 2017 consegue la specializzazione in diritto tributario presso la Scuola di Specializzazione e di Alta formazione del difensore tributario edita dall’Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati tributaristi italiani (UNCAT). Amante dei libri e dell’arte della scrittura, è agli esordi nelle vesti di redattrice per il blog del Consultorio dei Diritti Mif. 
Crede nell’importanza dell’informazione come mezzo di supporto necessario alla collettività capace di risolvere i problemi in modo libero e consapevole.

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